Walter Cunningham, che ha contribuito a spianare la strada verso la luna, è morto all’età di 90 anni

La NASA ha aggiornato le medaglie degli astronauti dell’Apollo 7 a un certificato di servizio distinto durante una cerimonia nell’ottobre 2008, rilevando il successo della missione, nonostante le discussioni con i controllori di volo. Ma a quel punto il signor Cunningham era l’unico membro sopravvissuto dell’equipaggio. Il maggiore Eisell, morto nel 1987, era rappresentato dalla sua vedova, Susan Eisell Black. Il capitano Schirra, morto nel 2007, è stato ucciso dall’astronauta Bill Anders.

Il signor Kraft ha assunto una posizione conciliante. “Ti abbiamo fatto superare momenti difficili una volta, ma sicuramente ce l’hai fatta e da allora hai fatto molto bene”, ha detto il signor Cunningham in un messaggio registrato. “Hai fatto un buon lavoro da solo, hai fatto un buon lavoro con la NASA, e onestamente sono molto orgoglioso di chiamarti amico.”

Ronnie Walter Cunningham è nato il 16 marzo 1932 a Creston, Iowa, il maggiore di cinque figli. Suo padre, Walter, aveva una piccola impresa di costruzioni. Quando era giovane, la sua famiglia si trasferì a Venice, in California.

Entrò in Marina nel 1951 e volò sui caccia della Marina nella guerra di Corea. Dopo aver lasciato il servizio attivo nel 1956, ha conseguito la laurea e il master in fisica presso l’Università della California, a Los Angeles. Nell’ottobre 1963, mentre lavorava presso la RAND Corporation e proseguiva gli studi a livello di dottorato, fu assegnato al terzo gruppo di astronauti della NASA.

Poco dopo l’Apollo 7, Cunningham fu nominato direttore di quello che divenne noto come il programma Skylab, che sviluppò la prima stazione spaziale americana. Gli successe l’astronauta Pete Conrad nel 1970. Il signor Cunningham si dimise dalla NASA l’anno successivo dopo aver fallito nell’ottenere una missione per volare nelle successive missioni Skylab.

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Il signor Cunningham in seguito divenne un dirigente senior in società finanziarie e immobiliari. Nel 2012, si è unito a un gruppo di ex astronauti e dipendenti della NASA che hanno inviato una lettera all’agenzia criticando quelle che ritenevano affermazioni non provate secondo cui l’anidride carbonica prodotta dall’uomo era un fattore importante nel riscaldamento globale.

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